In questo nuovo volume “Dal Mezzogiorno, riflessioni e convinzioni dall’interno della Svimez” (Il Mulino – pag.456 – euro 38,00), Paolo Baratta, ingegnere, economista e più volte ministro (governi Amato, Ciampi, Dini), che ha lavorato alla Svimez dal 1967 al 1978, ci propone una rilettura di quanto è stato fatto in quegli anni quando la questione meridionale fu ribattezzata da Pasquale Saraceno questione industriale e quanto poi non è stato più realizzato nel periodo successivo per promuovere l’industrializzazione del Mezzogiorno. Baratta sostiene che “se lo scopo non è più la sopravvivenza assistita ma una più ambiziosa attrazione di nuovi investimenti nazionali e internazionali, serve una legge speciale per Napoli, perché un nuovo futuro del Mezzogiorno passa prima di tutto per un nuovo futuro di Napoli”.
L’ex ministro ricorda quanto sostenuto dalla Svimez negli anni ’80 individuando nelle difficoltà di crescita del Sud non più nelle campagne ma nelle città e, come prima città del Mezzogiorno, Napoli con la sua enorme area metropolitana. Baratta si chiede quindi come sia stato possibile non avere avuto una legge speciale per Napoli, cosi come peraltro avvenuto per Roma e Venezia. Anche se va ricordato a questo proposito che Napoli ha goduto nel tempo di alcune leggi speciali (a partire da quella del 1904) e di una serie di finanziamenti straordinari del Governo però sempre legati a periodi di grandi emergenze (colera, terremoto), mai collegati ad un grande progetto di investimento industriale, un progetto che, secondo Baratta, debba veder coinvolte, in primo luogo, aree dalle grandi potenziali prospettive di sviluppo economico a partire da quelle del Porto e di Bagnoli.
In questa direzione va osservato che oggi si aprono nuove prospettive per Napoli e la sua area metropolitana quali la riforma voluta dal Governo nell’utilizzo delle risorse comunitarie e il varo della zona economica speciale unica (ZES). Queste ultime in particolare hanno messo Napoli e l’intero Mezzogiorno al centro delle politiche nazionali per lo sviluppo, mentre nel contempo l’amministrazione comunale ha prodotto sensibili cambiamenti nella funzionalità stessa della città. Ma accanto a questi già rilevanti impegni Baratta sollecita anche un intervento addizionale da parte della comunità nazionale che possa partire da un rinnovato spirito di coesione sociale, di energie e di idee. Un autorevole auspicio quello di Paolo Baratta che certamente va raccolto e aperto ad un confronto il più possibile lontano da interessi personali e di gruppo a cui purtroppo abbiamo dovuto assistere negli ultimi decenni.