1984 IL PREMIO DORSO VIENE CONFERITO A PASQUALE SARACENO. Chi fu costui? Un uomo della Valtellina di antiche origini meridionali, che ha vissuto pienamente tutto il XX secolo e che vive ancora nella nostra memoria. Questo anno ricorrono 120 anni dalla sua nascita. Un personaggio formatosi nella Milano che fu e addestratosi nelle palestre della Comit e dell’ IRI con una forte interazione costruttiva e pragmatica con il ceto politico progressissta, ma anche fortemente legato ai principi etici del cattolicesimo. Ricordiamo la sua partecipazione alla costruzione del codice dei Camaldoli nel 1943, l’embrione delle politiche di sviluppo che avrebbe guidato la Democrazia cristiana negli anni a venire, come fu il convegno del Partito di azione a Bari nel 1944 a cui prese parte Guido Dorso. Saraceno ha contribuito concretamente allo sviluppo del Mezzogiorno. Si è sporcato le mani come ha suo tempo ha fatto Manlio Rossi Doria. Professore universitario, uomo di cultura, ma soprattutto di azione. Non fu solo un meridionalista, come molti lo vogliono etichettare, ma un uomo con una mente orientata allo sviluppo e alla programmazione, con una visione internazionale.
La sua attenzione lo portò a intravedere sentieri di innovazione e di progresso, non a caso per anni fu anche un innovatore per i servizi di digitalizzazione in una fase ancora primordiale dell’informatica, ma già intravedeva il cambiamento che tali strumenti potevano apportare alla riforma della pubblica amministrazione. Un uomo del Nord con un amore per il Mezzogiorno, amore che lo accomuna ad altri uomini di cultura e di azione, come Giuseppe Cenzato, che auspicavano l’unità del Paese come fattore necessario di proiezione del Sud in Europa e nel mondo. Un uomo che certamente avrebbe condannato l’autonomia differenziata come forza disgregatrice del Paese, che aveva contribuito a unire socialmente ed economicamente. Fu presidente dello Svimez dal 1970, favorendo l’ingresso nel consiglio di uomini che avevano concretamente lavorato allo sviluppo del Sud. Un uomo che avrebbe rimproverato a molti l’eccesso di studi e di pubblicazioni sul Mezzogiorno che non trovavano riscontro sulle capacità concrete di azione sul territorio. L’Associazione internazionale Guido Dorso, che sempre sistematicamente ha basato la sua attività su “PENSIERO E AZIONE” di mazziniana memoria, proprio per queste sue doti di intenso azionista dello sviluppo lo volle premiare nel 1984. La giuria e i destinatari del Premio Dorso furono poi ricevuti al Quirinale, il 6 dicembre 1984, dal Presidente Pertini, presenti all’udienza, il segretario generale della Presidenza, Antonio Maccanico, la figlia di Saraceno, Luisa consorte di Tommaso Morlino e la figlia di Guido Dorso, Elisa. Nello stesso anno, nel decennale del Premio, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini ebbe a dire del Premio : “Mi è particolarmente gradito manifestare – con la più viva adesione – il mio compiacimento ed il mio fervido augurio ai promotori ai partecipanti ed a quanti hanno collaborato allo svolgimento e al successo della decima edizione del Premio di meridionalistica “Guido Dorso”. Nel suo meritorio obiettivo di promozione e sensibilizzazione culturale questa iniziativa legittimamente si richiama ad una nobile tradizione ideale fatta di lucida ricerca ed appassionato impegno dalla quale è impossibile prescindere in ogni rinnovata strategia che miri anzitutto alla crescita culturale e civile del nostro Mezzogiorno. Con tali sentimenti invio un fervido augurio di buon lavoro, lieto anche dell’occasione per esprimere le mie felicitazioni più sincere agli autori designati al significativo riconoscimento.” L’Associazione Dorso ha deciso che in tutte le prossime attività che svolgerà sul territorio di ricordare la figura di Pasquale Saraceno, soprattutto riproponendo la sua figura e il suo esempio alle giovani generazioni.
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