La fondazione e gli istituti di cultura: realtà e prospettive
Nella mattinata del 30 marzo a Palazzo Valentini a Roma si è svolto un interessante convegno, organizzato da AICI, presieduto da Valdo Spini, a cui preso parte anche l’Associazione internazionale Guido Dorso con il suo Presidente Nicola Squitieri e il segretario generale Francesco Saverio Coppola. Argomento del convegno, affrontato da un panel di rappresentanti di Istituzioni aderenti ad Aici e integrato da interventi dal pubblico, sono state la realtà e le prospettive degli istituti di cultura italiani. Molti i temi trattati, gli aspetti normativi legati alla legge per il terzo settore, le scarse risorse finanziarie disponibili, le difficoltà di partecipazione ai progetti del PNRR, la digitalizzazione degli archivi ecc, tuttavia è emersa una forte volontà di superare le difficoltà.
Il Capo gabinetto del ministro della Cultura Francesco Gilioli, intervenuto in sostituzione del ministro, ha fatto presente che il ministero segue con molta attenzione le diverse problematiche e ha offerto piena collaborazione al superamento delle difficoltà, tuttavia sarà necessario pervenire ad un censimento delle Istituzioni culturali onde poter migliorare le politiche culturali e finanziarie e contribuire al loro sviluppo nell’interesse del Paese.
AICI ha un nuovo presidente
L’Associazione delle istituzioni di cultura italiane (AICI), nel pomeriggio del 30 marzo, ha eletto nuova presidente l’On. Flavia Piccoli Nardelli, mentre ha eletto Presidente onorario l’On. Valdo Spini che ha ricoperto già quattro mandati.
Flavia Piccoli Nardelli , professoressa con laurea in filosofia, è stata deputata del Partito Democratico per due mandati (2013-2022) e, dal 2015 al 2018, presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati. Durante il periodo dell’insegnamento ha lavorato per la sezione cultura, sulla didattica della storia e collaborato alle Edizioni di Storia e Letteratura con il professor Gabriele De Rosa – già assegnatario del Premio Guido Dorso per la Sezione cultura nel 1983.
Per più di vent’anni è stata poi Segretario generale dell’Istituto Luigi Sturzo, uno dei maggiori istituti italiani, custode di importanti fondi d’archivio e di cultura politica del nostro Paese.
Da parlamentare, l’on. Piccoli Nardelli è stata protagonista di provvedimenti e procedure inerenti alla riforma della scuola, alla promozione della lettura e alle buone pratiche della diffusione culturale.
Riportiamo l’intervento del nuovo Presidente, ricco di spunti ma anche di visioni programmatiche soprattuto in un momento dove la Cultura può servire a migliorare il capitale sociale del nostro Paese, a contribuire al superamento delle diseguaglianze e delle incomprensioni, a favorire i processi di inclusione sociale:
Cari Amici, prima di tutto, rivolgo un sentito ringraziamento al Presidente Spini per quanto ha fatto in questi anni per l’Aici. L’ha fatta vivere, l’ha fatta crescere. L’ha fatto con l’esperienza che gli viene da una lunga e importante militanza politica, da impegnativi ruoli di governo, con la passione, l’entusiasmo e il rigore di chi della cultura ha fatto una compagna di vita.
Egli ha già chiarito – nella sua lettera agli istituti – le motivazioni che lo hanno portato a chiudere la sua Presidenza in anticipo sulla scadenza prevista e, nonostante le molte sollecitazioni – anche mie – a ripensarci.
Devo però ringraziarlo anche a titolo personale per aver sostenuto e appoggiato la mia candidatura a Presidente dell’Aici con generosità e, direi persino, con caparbietà, offrendomi il sostegno della sua stima e della sua amicizia.
Garantendo all’Associazione l’aiuto della sua esperienza e assicurandoci il sostegno della sua autorevolezza, Valdo ci consente una continuità d’indirizzo della nostra azione, particolarmente significativo nel momento del rinnovo della Tabella triennale del MIC prevista della legge 534 del 1996, e per la realizzazione dei progetti approvati, da realizzare nei prossimi mesi.
Per tutti questi motivi, prima di proseguire nei ringraziamenti che devo al Comitato Esecutivo tutto, vi chiedo di sostenere la proposta di conferire al Presidente Spini il ruolo di Presidente Onorario della nostra Associazione, riservandomi di proporre quanto prima un’apposita modifica statutaria, per istituire formalmente questa carica.
Se non vi sono obiezioni, vorrei chiedervi di metterla ai voti sin d’ora, prima di proseguire nel mio intervento.
(…).
Vi ringrazio, saluto il nuovo Presidente Onorario ed estendo, come vi avevo annunciato, il mio ringraziamento a tutto il Comitato Esecutivo che ha condiviso la proposta della mia candidatura formulata dal presidente Spini.
Con il Comitato ho condiviso l’esigenza di continuità nella linea di politica culturale dell’Aici, la necessità di collegialità nella gestione, di attenzione alla territorialità delle nostre fondazioni, di deleghe mirate per affrontare problemi specifici. Sono la base del lavoro che ci aspetta.
Un ultimo ringraziamento, non per questo meno sentito al Segretario Generale, Valerio Strinati, e ad Andrea Mulas per la generosità e la professionalità con cui hanno preparato e gestito questa nostra Assemblea. Grazie davvero a tutti voi.
Molti di noi sanno che trent’anni fa, quando a pochi passi da qui, alla Fondazione Basso, si ritrovarono Gerardo Marotta, Beppe Vacca, Gabriele De Rosa, Vincenzo Cappelletti, Gerardo Bianco – fra altri autorevoli protagonisti della cultura italiana – gli istituti culturali presenti non erano tanti, se confrontati con le molte realtà esistenti nel campo, e che le motivazioni per unirsi venivano dalla consapevolezza del ruolo e del significato dei patrimoni che ciascuno possiede e custodisce.
Oggi l’Aici è costituita da 154 fondazioni e altre se ne affiancheranno. Sono rappresentate accademie, istituti di cultura politica, di storia contemporanea, d’arte e di musica.
Le relazioni che abbiamo ascoltato nella parte pubblica di questo incontro fotografano con grande efficacia questo bellissimo “stato avanzamento lavori”.
Sono sempre stata convinta che le fondazioni rappresentino la memoria e il futuro della cultura – di tutta la cultura, materiale e immateriale – del nostro Paese. Sta a noi far sì che questo intreccio di memorie diventi un’opportunità straordinaria e non un peso, che questa memoria, tutelata, riordinata e valorizzata, sia resa fruibile per il maggior numero possibile di nostri concittadini.
Ma sta a noi anche mantenerla vitale e divulgarla, aprendoci a pubblici nuovi e diversi, garantendo l’assoluto rigore e il metodo scientifico che il nostro lavoro pretende a fronte del pluralismo e della molteplicità di interessi culturali, politici, religiosi, letterari, economico sociali, geografici, rappresentati dai nostri istituti che dobbiamo saper valorizzare.
Ma sta anche a noi determinare una vicinanza, un ruolo pubblico per la storia e le sue fonti in termini di innovazione e di evoluzione della dimensione collettiva della cultura che le fondazioni esprimono.
Sono persuasa che potremo giovarci anche di strumenti innovativi, dalla digitalizzazione all’intelligenza artificiale.
Sono gli straordinari patrimoni che gli istituti possiedono a consentire con i loro contenuti nuove forme di narrazione.
Noi dobbiamo saperli utilizzare.
Cambiano i rapporti tra le università e la ricerca, tra la scuola e l’insegnamento, cambiano anche i referenti del nostro lavoro, cambiano le opportunità e le occasioni che si presentano. Sapremo valutarli e colloquiare nel modo più aperto e consapevole con tutti i nostri interlocutori, come sempre si è fatto.
Registriamo anche difficoltà inaspettate: l’uso delle piattaforme, enfatizzato dalla pandemia, e quindi la condivisione dei contenuti, si scontra spesso con la difesa della proprietà intellettuale e del diritto d’autore.
Vediamo che molti nuovi settori si stanno aprendo e molte fondazioni stanno nascendo legate a nuove visioni museali.
Accesso, inclusione, diversità, sostenibilità, partecipazione delle comunità sono gli indirizzi per i Musei del XXI secolo, contenuti nella nuova definizione di museo, approvata da Icom a Praga lo scorso agosto, dopo un lungo percorso decisionale.
L’arte contemporanea, che abita i musei, ma vive anche al di fuori di essi contribuendo attivamente alla rigenerazione urbana, è in sintonia e sa proporre con i suoi diversi linguaggi i temi e le grandi questioni della contemporaneità ed è spesso protagonista di queste nuove realtà.
Altre nostre fondazioni si occupano di musica e si dimostrano capaci di dialogo e di contaminazioni, confrontandosi con le emozioni, i desideri, le domande che segnano la vita delle persone, al di là della loro età, delle condizioni sociali, delle culture di appartenenza, degli orientamenti di genere. Dobbiamo tenerne conto perché la musica è forse il più universale dei linguaggi.
Le fondazioni sono molte e raccolgono una straordinaria ricchezza che dobbiamo valorizzare.
La nostra Assemblea di oggi nasce per fare il punto sulla situazione attuale, come è ormai d’abitudine nei nostri incontri annuali.
A conferenze di peso – che hanno dato il quadro complessivo del mondo della cultura, in cui le fondazioni si muovono, come sono state quella di Ravello, di Firenze, di Napoli – si alternano le nostre Assemblee “di primavera” per approvare il bilancio, per darci le indicazioni operative utili, programmare i mesi futuri. L’abbiamo visto al meglio nella mattinata.
I nostri relatori ci hanno dato conto di come procede il lavoro negli istituti, grazie anche ai dati così interessanti raccolti da Siriana Suprani e dal suo gruppo e così ben ripresi da Simona Ferrantin.
Sergio Scamuzzi ci ha dato conto di uno dei progetti più importanti, direi costitutivi, che l’Aici sta seguendo, il Portale delle fonti della storia della Repubblica italiana con i risultati della convenzione stipulata con il CNR.
Daniela Mazzucca ha messo a fuoco il tema sollevato a Napoli e che è al centro della nostra attenzione, quello dei nessi territoriali, che vede rappresentanti dell’associazione al Nord, al centro ed al Sud del Paese.
Infine, Giuseppe Parlato ha riposizionato il nostro lavoro a fronte di due dei nostri referenti più importanti: il mondo dell’università e della ricerca e quello della scuola.
Dunque, oggi – da un lato – procediamo a un avvicendamento di presidenza, fatto nel segno della continuità; dall’altro lato – ribadiamo e rafforziamo quanto emerso in questo ultimo periodo, frutto in realtà di anni – davvero di molti anni – di riflessioni appassionate sul nostro lavoro, di elaborazione su quanto accade intorno a noi, su come le fondazioni possano interagire tra loro per il bene comune.
La relazione con cui Valdo Spini oggi ha aperto la sessione pubblica dei nostri lavori mi consente, proprio perché esauriente e puntuale, di proporvi soprattutto un lavoro di prospettiva.
Mi preme sottolineare alcune caratteristiche che vorrei fossero proprie della presidenza che si apre oggi e che peraltro ho condiviso con il Comitato Esecutivo.
Come avrete capito, conto sulla collaborazione di Valdo che ci aiuti a far fronte alle complessità, sempre più evidenti intorno a noi.
Ma conto anche su una ampia collegialità che coinvolga davvero ogni fondazione che fa parte dell’Aici.
Come sui molti rapporti territoriali ormai in essere che ci permettano di tener conto delle differenti opportunità che ogni parte del nostro Paese ci offre e soprattutto sulla fortissima interconnessione possibile tra Istituti così diversi tra loro e così rappresentativi di realtà culturali variegate.
Il Presidente Spini ha già chiarito come utilizzeremo i passaggi previsti dallo Statuto con l’obiettivo di garantire continuità alla nostra azione.
Possiamo contare su un Comitato Esecutivo operativo e avremo un po’ di tempo per adeguare al meglio il nostro lavoro, tenendo conto che ci sarà bisogno di studiare piccole modifiche per adeguare lo Statuto dell’Aici a quanto oggi richiesto. Saranno gli aggiustamenti che ci permetteranno anche di formalizzare quanto deciso oggi dall’Assemblea con la nomina di Valdo Spini a Presidente Onorario.
Ma avremo bisogno di affidare deleghe su alcuni temi specifici di particolare delicatezza: per operare per la promozione nel Sud del Paese in favore di nuove Fondazioni anche attraverso il recupero di esperienze già esistenti, vitali e utili per il nostro lavoro. Per portare un impegno specifico sui grandi progetti che sono in campo sulla Lettura e il suo sviluppo e che sono presenti a vario titolo nei nostri statuti. Per lavorare sulla Formazione, tema comune per tutte le nostre fondazioni e oggi vitale per questo Paese. Per proporre il digitale come strumento che ci aiuti a rendere fruibili i nostri patrimoni; infine per affrontare i problemi che sono rimasti in sospeso, come ci ha detto il Presidente Spini, e che vanno ripresi e affrontati con ottiche condivise.
Penso, per esempio, al complesso quesito se aderire o meno alle norme previste dalla legge di riforma del Terzo settore (di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017).
Accanto a queste considerazioni generali, rimane fondamentale per me il legame con tutto il mondo della cultura che l’Aici è in grado di assicurare attraverso le fondazioni che ne fanno parte, vero punto di riferimento per la diffusione della cultura sui territori.
Sono convinta che la nostra scommessa sia di garantire alle fondazioni vitalità e opportunità.
Gli straordinari contenuti delle nostre biblioteche, dei nostri archivi e dei nostri musei hanno visto in questi anni aumentare i loro mondi di riferimento: anche perché dalla Convenzione di Faro in poi non più solo il patrimonio materiale ma anche quello immateriale sono rientrati a buon diritto nel campo dei nostri interessi.
Le grandissime possibilità offerte dal PNRR sono da cogliere in questi mesi e nei prossimi anni.
La difficoltà che noi stessi abbiamo trovato nell’individuare spazi e opportunità nella sua applicazione possono offrirci nuove strade da percorrere.
Continuo a credere che i nostri istituti possano a buon diritto proporsi per un ruolo di sperimentatori, per le loro dimensioni, per la ricchezza dei loro contenuti, per la professionalità con cui sono gestiti, per il loro carattere misto di realtà di diritto privato e di interesse pubblico.
Un’ultima riflessione su che cosa l’Aici offra ai suoi associati: un’informazione puntuale ed esaustiva garantita da un saldo rapporto con la Direzione generale del Ministero della Cultura, con le Commissioni parlamentari, con il Parlamento europeo.
Tali rapporti dovranno essere confermati e consolidati, anche con gli altri due ministeri di riferimento, il MUR ed il MI, con la Conferenza delle Regioni, per allargarsi infine anche alle grandi realtà economiche che nelle fondazioni hanno cominciato ad investire.
Ma accanto a questo, sempre di più, credo diventi importante garantire alle fondazioni un ruolo di “sensori” rispetto ad una realtà in mutamento, perché possono prima e meglio di altri soggetti cogliere rischi ma anche opportunità su quanto avviene nella società e nella cultura che rappresentano. e di laboratorio di elaborazione e di progettualità capaci di coniugare passato e futuro.
Credo infine che il nostro lavoro si nutra anche di un rapporto privilegiato per il consolidamento e l’aggiornamento della cittadinanza europea, con la valorizzazione dei valori costitutivi dell’Europa. In un’epoca di ritorno di guerre e di dissoluzione solo la cultura è in grado di unire e di costruire le basi della convivenza.
Sono sfide che hanno l’ambizione di far crescere l’Aici in ottica collegiale e orgogliosa capace di contribuire ad arricchire i nostri prossimi anni.
Sono riflessioni non nuove, frutto di anni di lavoro insieme, che nascono da una grande fiducia nel ruolo che le fondazioni possono assolvere.
Non posso per questo che ringraziarvi per l’occasione che questa presidenza mi offre di continuare a credere ed a investire su questa nostra realtà.