Alfredo Celli è un artista da seguire. È venuto varie volte in Campania, è stato anche presente, nel 2017, nella mostra beneventana “Scambi di Confine/1”, che ha riscosso particolare successo, grazie anche all’organizzazione dovuta a Mario Lanzione. Inoltre, con Maria Pia Daidone e Carmen Novaco ha realizzato, a Casa Mugnolo, la mostra “Sensibili Intese”. Il suo operare accompagna suggerimenti tattili e vibranti dell’immagine sino a riuscitissimi dettati costruttivi e a suddivisioni decostruttive. Opera nel segmento astratto con colori coerenti e ripartizioni appropriate. Il suo è un microcosmo composto, che respira tra piano e concavo, chiaro e scuro, pieno e vuoto, sino a lasciare molteplici opportunità d’interpretazione.
Le sue più recenti elaborazioni, sempre di carattere rigoroso, esprimono e concretizzano mediazioni cromatiche, che indagano su toni profondi.
L’architetto-artista Alfredo Celli, di Tortoreto Lido, ha fatto viaggiare le sue ultime interpretazioni con presenze in collettive e/o rassegne. Da ricordare, infine, la sua monografia, intitolata “Alfredo Celli Orizzonti Plastici”, pubblicata dall’Istituto Grafico Editoriale Italiano (I.G.E.I.), di Rodolfo Rubino, di Napoli.
D – Può segnalare il Suo percorso di studi, brevemente?
R – Istituto Statale d’Arte e, successivamente, Laurea in Architettura.
D – Quali i desideri e, invece, i sentieri che ha seguito?
R – Come spesso capita, non spesso il percorso corrisponde ai desideri. Si cerca di seguire una strada che cerchiamo di farla combaciare ai desideri.
D – Quando è iniziata la voglia di “fare architettura” e quando di “fare arte”?
R – Un inizio quasi casuale, spontaneo. Ovviamente da ragazzo.
D – Quali sono le personali da ricordare?
R – Da anni non organizzo una personale, l’ultima, che risale a 15 anni fa a Capua, molto soddisfacente.
D – Può precisare i temi e i motivi delle Sue ultime mostre; dentro c’è la Sua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?
R – Il tema del mio lavoro, solitamente è rivolto, detto in modo strettamente sintetico, dalla salvaguardia del pianeta alla condizione dell’uomo. Cosette leggere eheheh. Questo tema, lo ritrovo spesso anche a delle esposizioni a cui partecipo.
D – Quali piste di maestri ha seguito?
R – Da Beato Angelico e Luca Signorelli, con un salto arriviamo a Lucio Fontana e Alberto Burri.
D – Quali linee operative ha tracciato con un gruppo artistico che La vede coinvolto?
R – Attualmente, sono presente con il “Gruppo Atomosfera.7” e il nostro interesse è rivolto principalmente a temi dell’ambiente e sull’ecosistema, oltre che ad aspetti della tradizione e memorie da trasmettere alle future generazioni.
D – Pensa che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti riescono a saper “leggere” l’arte contemporanea e a districarsi tra le “mistificazioni” e le “provocazioni”?
R – Un ruolo importante è dovuto anche dai contatti e dalle conoscenze giuste per riuscire a far capire il proprio linguaggio artistico indispensabile per poter penetrare la frontiera dell’Arte non sempre facile da capire, appunto perché distorto e falsificato.
D – Con chi Le farebbe piacere collaborare tra critico, artista, promoter per metter su una mostra o una rassegna estesa di artisti collimanti con la Sua produzione?
R – Ovviamente, trovo queste figure sempre valide. Il rapporto con il critico dovrebbe essere un percorso in parallelo, di fiducia reciproca e di proponimenti. Se allargato, inoltre, a un gruppo di artisti con idee che concordano, ancor meglio.
D – Che futuro prevede post-Covid-19, dopo le varianti delta, omicron e deltacron?
R – Se consideriamo la pandemia come una guerra, sicuramente dovrà esserci una ripresa, una rinnovata vigoria. Con le persone giuste, ci sarà sempre un Rinascimento.