Quante bandiere dovrà ammainare il Mezzogiorno prima di svegliarsi! Prima che qualcuno si metta ad urlare che il re è nudo, prima che, finalmente, ci si renda conto di vivere sottosopra, camminando sulle braccia, con i piedi per aria e la testa costretta a guardare giù in cerca di un equilibrio precario sempre in bilico e sull’orlo del precipizio. Sono di questi giorni due notizie che ancora fanno discutere perché riguardano una Regione, la Puglia, maestra di propaganda e da anni proposta all’immaginario collettivo come la terra promessa in grado di riscattare il Sud e trainarlo lungo la strada dello sviluppo precluso a tutti gli altri. Davvero siamo alla fine di un’epoca, quella del pensiero effimero, sopraffatta dalla dura realtà o ci troviamo soltanto davanti ad un ulteriore passo verso il nulla, che, ancora una volta, verrà nascosto dalla narrazione sulle sorti luminose e progressive assicurate al Sud mentre questo precipita nel baratro?
La Gazzetta del Mezzogiorno una delle poche testate storiche del Mezzogiorno, dopo anni di viae crucis dolorosae, sospende le pubblicazioni. Il glorioso palazzo dai possenti gruppi marmorei che ne reggevano la struttura è scomparso ormai da molti anni! Anche gli editori che ne garantirono sviluppo e continuità non esistono da molto tempo. Sono rimasti i giornalisti e le firme che hanno continuato una grande, antica tradizione. Sono arrivate le acquisizioni esterne ed i salvataggi. La chiusura della sede storica e i tentativi di avviare nuove stagioni conclusesi con la triste sospensione delle pubblicazioni di questi giorni. E la sequela degli auspici e degli auguri, degli arrivederci e delle promesse, come sempre succede in questi casi. Contemporaneamente è arrivato l’annuncio che La Fiera del Levante, dopo 74 edizioni, chiude anch’essa i battenti. Una decisione già nell’aria da molto tempo che la pandemia con la tormentata vicenda dell’ospedale Covid, estratto dalle sue viscere come il coniglio dal cilindro del prestidigitatore, ha solo accelerato, fornendo magari un alibi cercato, quanto insperato.
È un ammaina bandiera non solo per Bari e la Puglia ma per tutto intero il Mezzogiorno. L’ultimo ammaina bandiera. Forse definitivo. Almeno lungo la strada del vecchio paradigma fatto di luoghi comuni e inseguimenti ad un mondo che non c’è più. Negli anni ‘90 il Sud e, nello specifico la Puglia, subirono l’ennesima grande spoliazione. Spoliazione di strutture e spoliazione di classe dirigente oltre che di capacità decisionale. Istituti come l’Isveimer, specializzato nel finanziare iniziative di sviluppo industriale a Sud, vennero liquidati. E cominciò la triste fine del Banco di Napoli. Caripuglia, la Cassa di Risparmio di Puglia, seguì la medesima sorte. Per errori e derive clientelari, certo, che tuttavia diedero il destro per liberarsi dell’acqua sporca con tutto ciò che di buono vi era immerso in essa, compresa la rivista Delta oltre al grande patrimonio di relazione con il territorio.
L’Enel e Telecom, chiusero le loro direzioni. E le aziende IRI furono messe sulla strada del calvario le cui conseguenze continuano a sanguinare come ferite aperte sul tessuto produttivo e sociale oltre che sull’intero territorio pugliese (e meridionale). In compenso abbiamo un aeroporto che si candida come stazione per voli interplanetari, chissà, in vista di viaggi definitivi per chi potrà lasciare questa terra destinata a chiudersi, un giorno forse non più tanto lontano, come un sarcofago sul resto dell’Umanità.
Tutti diventammo più poveri e marginali, ammonì allora con passione inascoltata Vittorie Fiore.
Per non farci mancare nulla è giunta a conclusione anche la parabola della Banca Popolare di Bari che ha impoverito i suoi azionisti ed i suoi antichi soci ma ha altresì sguarnito il territorio di un prezioso protagonista del suo passato e soprattutto del suo futuro.
Ma tutti auspicano che si tratti di un passaggio. Una pausa per riprendere a correre più forte ancora. E giù con gli auspici. Arrivederci Gazzetta del Mezzogiorno magari in compagnia di nuovi soci o apostoli o cirenei. Arrivederci Fiera del Levante, magari in compagnia di nuovi partner più affidabili dei salvatori calati da nord. Arrivederci Banca popolare di Bari magari resa più grande dal Medio Credito Centrale e magari inserita in un gruppo nazionale che tuttavia con il territorio non avrà più nulla a che spartire. La politica si interrogherà, come al solito. La stagione della propaganda ripartirà con gli slogan della Puglia, terra ospitale e bella, bella che di più non si può. Torna anche la notte della Taranta e tutti verranno a ballare in Puglia. E a farsi il bagno anche. E il futuro dell’ILVA? Ed il futuro di Cerano? Ed il futuro dell’industria? Ed i disoccupati, che, guarda un po’ nonostante il gran bell’orizzonte lasciato intravedere, non si smuovono dal drammatico livello di disoccupazione meridionale? E i giovani che emigrano? E i Borghi che si spopolano? E le aree interne abbandonate? E l’agricoltura ormai senza futuro (nel Salento la Xilella ha distrutto il paesaggio oltre che un’economia)? Ed il turismo mordi e fuggi? Ed il commercio in crisi e l’artigianato che, stanco, va avanti come può, inseguendo il rimbalzo accumulato in due anni di pandemia.
Le sorti future, gloriose e progressive, si manifesteranno e faranno finalmente giustizia? Il Mezzogiorno e, con esso, la Puglia, si saprà riappropriare del futuro? La Gazzetta del Mezzogiorno e la Fiera del Levante e la Banca Popolare di Bari? Troveranno dei salvatori? E soprattutto sapranno finalmente mettere la parola fine al passato, per reinventarsi una storia nuova protesa verso il futuro che sarà duro e arcigno ma certo non è ignoto ed è tutto davanti a noi. Le eccellenze pugliesi ( e meridionali) sapranno produrre uno scatto di reni degno del loro valore e delle loro ambizioni, mettendo a servizio del territorio, secondo gli insegnamenti di Adriano Olivetti che certo non era di queste parti ma al Sud credeva (eccome), la loro forza ed il loro ingegno insieme con la loro fede? E quanti sono chiamati a dare alla Gazzetta del Mezzogiorno ed alla Fiera del Levante oltre che alla Banca Popolare di Bari, nuova vita, giornalisti, dirigenti, manager, rappresentanti istituzionali, sapranno e vorranno mettere in discussione se stessi e la loro storia per inventarne un’altra, magari chiamando quei giovani che se ne sono andati a cercare fortuna e futuro altrove?
Sarebbe un grave errore se non ci si rendesse conto che tutto quanto va succedendo dagli anni novanta ad oggi, non è solo frutto di crisi territoriali e di rarefazioni del capitale oltre che di voglia di rischiare. Tutto questo è vero ma ha avuto un ruolo di contorno. Il tramonto e la fine dei paradigmi così come li abbiamo declinati nel tempo è anche e soprattutto effetto delle ripetute ondate di globalizzazione perversa che hanno omogeneizzato per un verso l’informazione decretandone la fine, ma hanno anche, e definitivamente, reso ininfluente ogni contesto produttivo legato ai territori ed alle loro specificità e specializzazioni determinando la fine di tutto un tessuto finanziario, industriale, distributivo, di servizi che aveva caratterizzato il passato. Non serve evocare pertanto quel passato, ma costruire con coraggio e determinazione un futuro nuovo e tutto da inventare. Anche il teorema di Ricardo sul commercio internazionale basato sulla specializzazione competitiva delle aree geografiche ormai è stato definitivamente riposto in soffitta! Secondo i nuovi profeti o guru, vale il costo e la competizione sui costi.
Quella che nega i diritti e trasforma il mercato in un mare reso rosso dal sangue dei perdenti e degli sconfitti. In quel mare si issano, come vele di parata sui velieri, i falsi teoremi sull’eccellenza e sulla competizione oltre che sulla meritocrazia. Tutta roba che nasconde cooptazione, privilegi e sopraffazione, come i vessilli di parata nascondono i rematori incatenati giù in fondo alla carena. Il pensiero unico della globalizzazione selvaggia, dal canto suo, ha stretto un cappio intorno al collo dell’informazione libera ed indipendente! Contano gli indottrinamenti e i “suggerimenti” di improvvisati divulgatori e consiglieri del nulla scambiati per nuovi sciamani… Viviamo in una realtà rovesciata che procede ormai a testa in giù! Davvero c’è bisogno di un fanciullino che si metta a ridere e urli che il re è nudo… perché il mondo si svegli.
Consociativismo, cooptazione, stratificazione per caste sottostanno allo sbandierato assioma della competizione meritocratica, alle cosiddette eccellenze, alle parate che nascondono una realtà inquinata la cui “schiuma”, come intelligentemente la definisce Dionisio Ciccarese, direttore di «epolis » di Bari, copre ormai ogni cosa! È la pietosa menzogna con cui per troppo tempo è stato nascosto il degrado del Mezzogiorno. I ritardi della Puglia, fatta passare per un piccolo eldorado. È tempo di ricominciare da zero. Magari dal fanciullino che urla e ride dicendo a tutti che il re è nudo! E ripartire da lì. Con umiltà ma con determinazione. Sapendo che abbiamo energie e risorse per rinascere e finalmente sconfiggere il nostro passato. Magari ricominciando da quanti se ne sono andati mostrando idee e capacità che inorgogliscono quanti sono rimasti nella vecchia casa e quanti li hanno accolti nelle nuove destinazioni!”