La Redazione di Politica Meridionalista, edita dall’Associazione Internazionale Guido Dorso, ormai al suo 50° anno di attività a favore del Mezzogiorno e del Paese, esprime i suoi più fervidi auguri al Presidente Sergio Mattarella per i suoi primi ottanta anni di vita. Gli auguri non sono solo all’uomo, alla sua vita, ma anche alla sua figura istituzionale che per il suo equilibrio, il profondo senso del dovere, la sua gestione saggia della res pubblica di fronte alle derive della politica, richiama la figura di un antico Presidente Enrico De Nicola. Questo 80° compleanno rappresenta una data importante per il Paese, che si sta riprendendo dalla pandemia e ha avviato il piano di ripresa e resilienza (PNRR). Un anno che segna anche importanti ricorrenze come segnalato da Mattarella nel messaggio di fine anno:
“L’anno che si apre propone diverse ricorrenze importanti. Tappe della nostra storia, anniversari che raccontano il cammino che ci ha condotto ad una unità che non è soltanto di territorio. Ricorderemo il settimo centenario della morte di Dante. Celebreremo poi il centosessantesimo dell’Unità d’Italia, il centenario della collocazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria. E ancora i settantacinque anni della Repubblica. Dal Risorgimento alla Liberazione: le radici della nostra Costituzione. Memoria e consapevolezza della nostra identità nazionale ci aiutano per costruire il futuro.”
Un forte messaggio all’unità nazionale, spesso dimenticata e anche maltrattata, e alla riscoperta delle radici culturali e sociali del Paese, spesso obliate dalla ricerca di opportunismi ed egoismi territoriali. Grandi tradizioni italiane che devono far riscoprire tramite una lettura attenta del passato nuovi sentieri virtuosi per il presente e per il futuro. Ripresa e Resilienza sono due parole che devono essere ben coniugate perché si trasformino in azioni a favore del territorio. Un anno di scelte non facili preannunciate nel discorso di fine anno del 2020, che hanno portato a una maggiore coesione del paese politica e istituzionale dell’intero Paese. Nel suo tradizionale appuntamento di fine anno ha inviato un messaggio rassicurante alla nazione, ma anche un monito di cui vogliamo riportare alcuni passaggi, che hanno trovato una lunga riflessione sulla rivista Politica meridionalista.
“La pandemia ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, nella nostra società. Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze e ne ha generate di nuove.”
Il Presidente Mattarella con questa sintetica frase ha denunciato la vera situazione del paese, il tema delle diseguaglianze e delle fragilità preesistenti alla Pandemia, diseguaglianze dovute a un paese duale, dove si è acuito il gap economico in termini di reddito, occupazione e anche di diritti di pari cittadinanza.
“Ci accingiamo – sul versante della salute e su quello economico – a un grande compito. Tutto questo richiama e sollecita ancor di più la responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi. Serietà, collaborazione, e anche senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire. Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale – che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse – possono permetterci di superare fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto. Cambiamo ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alle giovani generazioni. Ognuno faccia la propria parte. La pandemia ci ha fatto riscoprire e comprendere quanto siamo legati agli altri; quanto ciascuno di noi dipenda dagli altri. Come abbiamo veduto, la solidarietà è tornata a mostrarsi base necessaria della convivenza e della società. Solidarietà internazionale. Solidarietà in Europa. Solidarietà all’interno delle nostre comunità.”
Questo richiamo alla responsabilità e alla serietà degli intenti, è stata una forte esortazione al Paese ma soprattutto anche una forte critica alla classe politica attuale che deve finire di comportarsi come i polli di Renzo di manzoniana memoria. Il Paese ha bisogno di una classe dirigente che esprima una visione, come auspicato dal meridionalista Guido Dorso nei suo pensiero. Classe dirigente che superi gli opportunismi politici e che privilegi obiettivi di sviluppo concreto e non si perda in tatticismi di breve periodo. Gli interventi nel Paese e in particolare Sud devono garantire in ogni caso le 5 “E”, Equa ripartizione dei fondi NGEU secondo i principi della coesione, Efficienza della spesa e della pubblica amministrazione, Efficacia dei progetti, Effetto sistemico, Elevato moltiplicatore. Sarebbe ora che le Regioni, gli Enti locali, si alleassero e mostrassero coesione dando priorità a grandi progetti multi-regionali. Il grosso rischio è che se non riusciremo a riequilibrare il Paese, alla fine i risultati che conseguiremo saranno declino, povertà, disagio sociale, disoccupazione e soprattutto debiti.
“Ora dobbiamo preparare il futuro. Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. È questo quel che i cittadini si attendono. La sfida che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti, e davanti a tutti noi, richiama l’unità morale e civile degli italiani. Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi ma di realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro Paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica, difficoltà.”
Un appello accorato alla classe dirigente, responsabile della ripresa e rispondente alle aspettative del Paese. Sicuramente un monito e una sollecitazione alle best practices, ma lo scenario politico non era dei più rassicuranti, incertezze, strategie del gambero, task force, progetti antichi rispolverati, non coerenza degli interventi fra fonti del Recovery Fund, 209 miliardi, i 1100 miliardi del MFF 2021-2027, i Fondi nazionali, Regionali e finanza privata, non costituivano un buon segno. Abbiamo concordato con il Presidente, il paese deve diventare un cantiere con maestranze operose e responsabili con la chiarezza di un progetto nazionale, è finito il gioco delle parti, rischiamo solo di rubare il futuro alle prossime generazioni e di caricarli di debito senza possibilità neanche di onorarli.
“Nel momento in cui, a livello mondiale, si sta riscrivendo l’agenda delle priorità, si modificano le strategie di sviluppo ed emergono nuove leadership, dobbiamo agire da protagonisti nella comunità internazionale. In questa prospettiva sarà molto importante, nel prossimo anno, il G20, che l’Italia presiede per la prima volta: un’occasione preziosa per affrontare le grandi sfide globali e un’opportunità per rafforzare il prestigio del nostro Paese.”
Una consapevolezza che la dimensione europea pur importante, non è più sufficiente a a governare i processi della globalizzazione, sia in termini di rapporti commerciali, ma anche di sicurezza. La risposta alla pandemia, ancorché nelle diverse incertezze di azione e prevenzione, ha dimostrato il valore della solidarietà internazionale non solo nel controllo della pandemia, ma nello sforzo della ricerca scientifica. Sicuramente gli Organismi internazionali richiedono un cambiamento rispetto alle vecchie logiche che portarono alla loro costituzione. La pandemia ha lanciato un grande avvertimento al mondo e ha dimostrato le fragilità di Paesi, che per tradizione ritenevamo più organizzati. In questo caso assumono un importante valore l’enciclica “Fratelli Uniti” e le parole di Papa Bergoglio “nessuno si salva da solo”. Papa Bergoglio, un grande papa, che viene ringraziato nel saluto di fine anno anche dal Presidente Mattarella.
Vogliamo infine il rapporto che lega l’Associazione al Presidente Mattarella e l’incontro avvenuto in occasione dei primi quarant’anni del Premio Guido Dorso con la delegazione dell’Associazione a cui hanno partecipato il Presidente Nicola Squitieri, il Segretario Generale Francesco Saverio Coppola, il Presidente del comitato organizzatore del premio Michele Giannattasio, una rappresentanza dei componenti della Giuria e del Comitato tecnico scientifico , Massimo Inguscio , Presidente C.N.R, e Alessandro Pajno, Presidente emerito del Consiglio di Stato. Era presente anche la Professoressa Elisa Dorso figlia del meridionalista Guido Dorso. Nell’occasione il Presidente Nicola Squitieri ebbe a dire:
Signor Presidente,
la 40ma edizione del Premio Internazionale “Guido Dorso” non poteva avere una più degna conclusione che con l’odierna udienza che Ella ha voluto concederci. Essa rappresenta il più ambito e particolarmente gradito riconoscimento all’attività svolta e anche la più alta gratificazione per il generoso impegno culturale e civile di tanti amici che negli anni si sono avvicendati nell’Associazione promotrice del Premio. A nome loro e di tutti i presenti desidero rinnovarle – Signor Presidente – il più vivo e sincero ringraziamento per aver voluto riservare la sua attenzione nei confronti della nostra Associazione che nasce a Napoli, nel 1970, per iniziativa di un gruppo di giovani studiosi della questione meridionale con la condivisa adesione della Famiglia Dorso.
Nel mese di giugno di quest’anno abbiamo celebrato la 40ma edizione del Premio promosso con il patrocinio del Senato della Repubblica, dove dal 2000 si svolge annualmente la cerimonia di consegna dei riconoscimenti, del Consiglio Nazionale della Ricerche e dell’Università di Napoli “Federico II”. Negli anni il Premio si è arricchito dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e, dal 2005, della Targa di Rappresentanza. Il Premio Dorso, unico nel suo genere per il carattere interdisciplinare, intende segnalare alla pubblica opinione le “eccellenze” del Mezzogiorno le cui rispettive esperienze testimoniano concretamente che il Sud non rappresenta una palla al piede del nostro Paese ma una grande risorsa. La Commissione giudicatrice indica cosi contestualmente esponenti del mondo delle istituzioni, della ricerca, dell’economia, della cultura e giovani studiosi italiani e stranieri che contribuiscono con il loro impegno all’approfondimento delle tematiche legate al processo di sviluppo e di progresso del nostro Mezzogiorno.
Nel ricordare Guido Dorso e la sua opera, prendendo spunto dalla metafora dei “cento uomini di ferro” e dalle sue parole sulla classe dirigente, il Premio Dorso ha cercato, in particolare, di individuare uomini e donne che con il loro pensiero, con le loro azioni hanno contribuito e contribuiscono alla formazione e alla creazione di una classe dirigente al servizio dello sviluppo del Mezzogiorno. Contestualmente al Premio, l’Associazione promuove una serie di iniziative di carattere culturale tese ad analizzare gli aspetti economici e sociali connessi alla questione meridionale anche nel più ampio contesto europeo e in collaborazione con altre istituzioni meridionaliste, nel pieno convincimento che al Sud occorre sempre più “fare squadra”, evitando un atavico individualismo che per troppo tempo ha penalizzato la nascita di un reale processo di riscatto economico e sociale delle nostre regioni. Se il Sud non cresce non cresce tutto il Paese.
Nel concludere – Signor Presidente – mi consenta ancora di ringraziarla – a nome di tutti noi – per la sua costante autorevole testimonianza di attenzione nei confronti di una più equa coesione territoriale del nostro Paese – spronandoci così a proseguire nel nostro impegno culturale e civile.
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