IL SUD PERDE I SUOI FIGLI
In un documentato saggio-inchiesta (Vuoto a perdere-Rubbettino editore) Marco Esposito Premio Dorso 2019 per il giornalismo, analizza i perché del ritardo nella comprensione del collasso demografico del Sud, denunciando gli errori e gli squilibri mai affrontati, da quelli di genere, declinati al maschile, ai divari tra generazioni e tra territori con dati ufficiali eppure inediti e sorprendenti. Dal 2006, ricorda Marco Esposito, la natalità meridionale è stata la più bassa di tutto il Paese rischiando seriamente, per i prossimi decenni, la desertificazioni di interi territori. L’esito delle emigrazioni interne – secondo il giornalista – ha accresciuto il senso di precarietà delle giovani generazioni e schiacciato la fecondità meridionale fino a farla diventare la più bassa d’Italia. Al Nord, dal 1980 in poi, ci si è illusi – scrive l’autore – che l’invecchiamento della popolazione riguardasse soltanto zone montuose o periferiche, che le proprie aziende e università sarebbero rimaste affollate grazie all’arrivo di lavoratori e studenti dal Mezzogiorno estremamente arretrato e quindi prolifico, una sorta di Africa in casa senza problemi di integrazione. Ora che l’illusione del Sud serbatoio inesauribile – avverte Esposito – è in frantumi e la denatalità è finalmente una priorità nazionale è più che mai indispensabile cambiare rotta e indica, con spirito positivo, alcune proposte su fecondità, lavoro, migrazioni, pensioni e anche sul linguaggio. Con un messaggio molto chiaro e forte: fare presto. E questo perché un Paese che invecchia non ha più un futuro sostenibile davanti a sé.
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