In occasione di festeggiamenti organizzati dagli ex allievi del Conservatorio di musica S. Pietro a Majella di Napoli per gli 80 anni di Riccardo Muti – che ha visto anche la contestuale consegna del Premio “Guido Dorso” per il suo amore per il Sud – il Maestro, ancora una volta, ha rivolto un alto e duro monito alle istituzioni locali nel chiedere un impegno unitario per il riscatto morale e civile della “sua” Napoli ricordando il grande primato della città in Europa per il suo straordinario patrimonio storico, artistico e culturale. Ma il monito del maestro Muti è stato anche rivolto agli stessi napoletani e alla classe dirigente locale affinché, puntando su se stessa e facendo squadra, possa affrontare e risolvere i problemi della città. Ma ogni impegno potrà risultare vano e non raggiungere i suoi obiettivi – ha avvertito Riccardo Muti – se non sarà anche animato e accompagnato da un grande e sincero amore nei confronti di Napoli da parte di tutti, istituzioni, classe dirigente e cittadini. Ascoltando le accorate parole del maestro mi è tornato alla mente un altro grande monito che ebbi modo di registrare, negli anni ’70, da giovane cronista e che mi colpì molto. Ricevendo in udienza, in Vaticano, i rappresentanti della Curia napoletana, Papa Paolo VI (proclamato Santo nel 2018) ebbe espressioni di grande benevolenza nei confronti della popolazione napoletana esortandola ad amare sempre la propria città. Amate Napoli – affermò in quella occasione Papa Montini – come l’amo io, perché questa città senza l’amore non si salverà. Ed è proprio collegando queste parole a quelle del maestro Muti ho pensato che si può e si deve ritrovare la chiave principale per salvare Napoli dall’inarrestabile degrado morale e civile in cui versa, un degrado da tutti sempre denunciato, ma mai affrontato e risolto.
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