Il Prof. Salvatore Sacco nel suo saggio su: “Criminalità organizzata e sistema economico del Mezzogiorno: i nuovi canoni delle mafie 4.0” ha posto l’attenzione su una delle principali cause dei ritardi dello sviluppo socio-economico del Mezzogiorno. Affronta fenomeni legati: a) all’espansione territoriale delle mafie con l’utilizzo della tecnologia nelle loro attività; b) possibilità di riciclaggio e reinvestimento dei capitali illeciti; c) rapporto tra organizzazioni criminali ed economia legale e paralegale; d) rapporti col sistema bancario e finanziario. Distingue le attività criminali in due attività: un’attività legata alla capacità imprenditoriale definita come “enterprise” e l’altra attività impositive “power syndicate” che indica azioni collegate all’esercizio di forme di vessazione quali ad esempio minacce, estorsioni o altre forme di controllo del territorio. Le stesse attività svolte dalle mafie nel contesto socio-economico comportano dei costi specifi e costi indiretti. I costi specifici sono: ‘spese di anticipazione’ sostenute per prevenire o per difendersi dalle azioni criminose: ad esempio assicurazioni, sicurezza; ‘spese di conseguenza’ sono costi diretti e mancati guadagni derivanti dall’effettivo verificarsi del crimine, ad es. ‘pizzo’ e refurtiva; ‘spese di reazione’ riferibili al contrasto della criminalità organizzata.

Tra i costi indiretti vanno rilevati quelli dovuti ai malfunzionamenti che si determinano nel mercato del credito. Si pensi alle distorsioni che si generano nelle condizioni di offerta e che comportano sensibili incrementi dei costi operativi delle banche, a causa delle maggiori spese per sicurezza e protezione che queste devono sostenere nelle aree a più intensa pervasività criminale. Altro effetto negativo, è connesso alla maggiore difficoltà per le banche di valutare correttamente l’effettivo merito di credito dei diversi richiedenti, col conseguente incremento delle garanzie richieste e la minore propensione alla concessione di credito a parità di altre condizioni. Considerando tali aspetti, le mafie continuano ad espandere le proprie attività sia nel Centro-Nord e sia attività transazionali legate al processo della globalizzazione. L’espansione nell’area centrosettentrionale trova i suoi vettori primari da un lato nella maggiore remuneratività di quei mercati di consumo per il reinvestimento dei profitti illeciti rispetto alle possibilità offerte dai territori di origine, dall’ altro nella ricerca di forme di diversificazione del reinvestimento. Ciò che ha portato ad una sottovalutazione del fenomeno è che una tale “mobilità” territoriale comporta una progressiva infiltrazione del crimine organizzato in economie considerate meno permeabili ai condizionamenti mafiosi. Il Prof. Sacco nella sua stesura definisce: “………l’espansione mafiosa non va intesa come una forma di “contagio” ma come una integrazione di pulsioni criminali in contesti in cui la legalità era già compromessa con riferimento tanto agli ambiti politico- amministrativi quanto a quelli economico e sociali.”

Questo va ad affermare che purtroppo nel tempo, si è innescata una sorta di contaminazione involutiva che ha coinvolto componenti legali ed illegali dei contesti territoriali interessati da tali fenomeni, rafforzando la progressiva integrazione fra criminalità mafiosa e criminalità economica. L’utilizzo del baratto fra prodotti/servizi illeciti e\o leciti come merce di scambio e mezzo di pagamento ha aumentato l’opacità di simili transazioni. Le organizzazioni criminali, anche in virtù delle enormi risorse di cui dispongono, sono in grado di sfruttare a pieno tutte le opportunità offerte dall’ evoluzione tecnologica per sottrarsi a controlli e tracciabilità che, al tempo stesso, favoriscono il moltiplicare di forme di riciclaggio e reinvestimento dei profitti conseguiti. Quindi, l’elevata possibilità di operare in forma anonima e la transnazionalità quasi totale di tali canali, rappresentano per le mafie fattori di assoluto vantaggio competitivo. L’evoluzione del business della criminalità organizzata nell’era della globalizzazione vede come punto forza il riciclaggio off-shore che rappresenta un percorso di reinvestimento sempre più praticato.

Si origina così una vera comunanza di affari, basata sulla globalizzazione della domanda di beni e servizi illegali, dunque, che va coinvolgendo sempre più sia organizzazioni criminali sia imprese legali. Ci troviamo di fronte a due vettori negativi paralleli: la crescita del fenomeno corruttivo come connotato della vita pubblica nazionale e l’espansione geografica, settoriale e funzionale dell’azione di queste nuove configurazioni della mafia. La “dematerializzazione” nel caso delle organizzazioni di tipo mafioso, si concretizzerebbe nel progressivo riassestamento delle modalità di acquisizione delle posizioni di supremazia e privilegio, nell’ambito dei diversi contesti socio-economici di insediamento. Nel concreto, in sintonia con le dinamiche innovative di una società sempre più ipercapitalistica, lo scopo del profitto tenderebbe ad avere un ruolo crescente e preponderante rispetto a quei sottovalori tradizionali di tali organizzazioni criminali, cristallizzati nei retaggi della mafia intesa come organizzazione di “uomini d’onore”.

 

Marianna Picerno

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