Maurizio de Giovanni, scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, è uno degli autori di maggior successo nel panorama letterario nazionale e internazionale. I suoi romanzi raccolgono da anni il consenso entusiasta di pubblico e critica, tanto da vedere i titoli stabilmente inseriti nella classifica dei libri più venduti. Dal suo celebre romanzo I Bastardi di Pizzofalcone è stata tratta l’omonima fiction TV di grande successo. Dalla sua opera teatrale Il silenzio grande Alessandro Gassman ha tratto un film. Eccellenza del Sud, nel 2014 ha ricevuto il Premio Internazionale Guido Dorso (XXXV edizione) per il suo grande contributo a favore della Cultura. Non da meno il suo impegno di partecipazione al sociale. Nel ricevere tale riconoscimento ha dichiarato: Rappresento del Meridione tutto quello che è il raccontare storie, perché il Sud Italia racconta tantissime e meravigliose storie che noi ascoltiamo e che riferiamo senza metterci molto del nostro. Credo perciò che questo premio vada assegnato innanzitutto a tutte le storie che questa grande regione d’Europa racconta pur rimanendo sé stessa. Il Sud Italia, infatti, non può diventar qualcos’altro da sé stesso, perché è in possesso di una grandissima identità. Pertanto, dedico questo premio alla più bella città del mondo, che casualmente è la mia.
Il suo ultimo successo editoriale è “Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone”. Qual è la traccia narrativa di questo romanzo?
È il nono romanzo della serie de I Bastardi di Pizzofalcone, è un romanzo che si svolge in primavera, in una primavera molto dolce e priva di virus all’interno del quartiere di Pizzofalcone dove viene ritrovato il cadavere di un anziano fioraio all’interno del suo chiosco al mattino presto. Questo fioraio era un personaggio molto amato nel quartiere, una specie di nonno di tutti, benvoluto, molto dolce, senza nemici, ucciso a percosse, in maniera molto violenta ed efferata, per cui ci si chiede chi sia stato, è un delitto che colpisce enormemente la fantasia popolare e le anime delle persone che si ritrovano di fronte a tanta crudeltà senza avere idea di chi possa essere stato. I Bastardi di Pizzofalcone indagano e nell’ambito di questa indagine, come sempre, quello che scoprono li mette anche di fronte a delle realtà della loro vita, a delle lesioni nella loro vita di cui devono prendere coscienza.
Anche questo romanzo, dunque, è una sorta di omaggio alla città di Napoli con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni?
Tutto quello che io scrivo parte dalla città e torna ad essa. Tutto quello che io scrivo è perfettamente inquadrato all’interno della città, alle sue forme, alle sue pluralità, alle sue ricchezze, alle polifonie. Ho la fortuna di vivere nella città più narrativa che sia mai esistita, che propone contrasti, conflitti, che propone bellezze e bruttezze, l’una accanto all’altra, dunque dal punto di vista narrativo è facilissimo scrivere riferendomi alla città.
Quindi la sua è una lettura “nuda”, con occhi nudi di quella che è la complessità della città?
Io cerco di guardare la città e di raccontarla, tutti quelli che raccontano la città la raccontano legittimamente.
Quindi potremmo affermare che è proprio la città una fonte di ispirazione per i suoi scritti?
Sì, la città è una grande protagonista delle mie storie.
Dal suo celebre romanzo “I Bastardi di Pizzofalcone” è stata tratta una serie televisiva di grande successo, dal punto di vista dello scrittore, la personificazione e l’interpretazione del personaggio a opera dell’attore possono avere una qualche influenza sulla sua futura caratterizzazione in altri romanzi?
Normalmente la precede, è più difficile pensare che possa avvenire il contrario, poi a me piace vedere le due linee narrative distinte, mi piace che il racconto in televisione sia diverso da quello scritto. Io parlo delle linee orizzontali, delle vite dei personaggi, non dei casi singoli. I casi singoli trovano la loro narrazione all’interno della puntata. Nelle linee orizzontali, cioè nelle linee dei personaggi il discorso è diverso.
Qual è il personaggio a Lei più caro dei romanzi scritti sinora?
I personaggi sono tutti quanti cari. Ci sono personaggi che mi sono più vicini, più affini e personaggi che mi sono più distanti. Maglione della serie de Il Commissario Ricciardi e Pisanelli de I Bastardi di Pizzofalcone sono i personaggi che sento più vicini, ma non potrei dire che c’è un personaggio che mi è più caro di altri.
Lei è anche drammaturgo, ha curato molti adattamenti ed è autore di numerose opere teatrali, qual è la più recente?
Il silenzio grande, un’opera teatrale che ha riscosso enorme successo nel 2019, dunque fino alla chiusura dei teatri, dalla quale Alessandro Gassman ha tratto un film che stanno finendo di montare adesso.
Cosa rappresenta il Teatro per Lei?
Il Teatro per me è una fonte di racconto primario, il più importante e il più diretto tra le modalità di racconto. Il teatro è irrinunciabile.
Che ruolo crede abbia la Letteratura abbia come possibilità di veicolare significati profondi ai fini di sensibilizzare la società odierna?
La Letteratura ha da sempre la funzione indiretta di far pensare la gente. Non ci sono messaggi preordinati nella narrativa, che deve essere apportatrice di messaggi in maniera indotta. È il lettore che decide. La narrativa in sé deve essere libera, scevra da qualsiasi messaggio precostituito. La narrativa deve riportare una realtà possibile. Sta al lettore poi tirare fuori i significati.
Nel 2014 è stato insignito del Premio internazionale Guido Dorso (XXXV edizione) come eccellenza della Cultura, in qualità di eccellenza del Sud, nel contesto specifico del Mezzogiorno quale ritiene possa essere la “mission” di uno scrittore oggigiorno?
Innanzitutto, il conferimento del Premio Dorso è stato uno dei momenti più alti della mia vita, una cosa importantissima alla quale tengo molto. È un’onorificenza che ti cambia, perché ti investe anche di responsabilità, quindi io sono felicissimo di averlo avuto ed è uno dei ricordi più cari che ho. Detto questo, credo che nel Meridione del Paese la Cultura debba avere un ruolo fondamentale. La Cultura per troppo tempo si è disinteressata della sperequazione, del gap, dell’enorme arretratezza alla quale il Sud è costretto. Siccome il Sud di questo Paese è il luogo dove c’è la maggiore tradizione, la maggiore cultura, la maggiore archeologia, la migliore enogastronomia, abbiamo tutte le chance per riportare attraverso la Cultura questa grande Regione d’Europa a livello del Continente.
Vi sono nuovi romanzi in cantiere?
Il prossimo romanzo sarà il quarto della serie di Sara, una serie che pubblico con Rizzoli, una bella storia, spero di riuscire a scriverla come ce l’ho nella testa.
In questo momento di estrema difficoltà per tutte le attività culturali, in prospettiva futura che cosa immagina, quale messaggio si sente di lanciare?
Dobbiamo fare in modo di riguadagnare la voglia di vivere, quando sarà possibile riavere la gioia delle piccole cose, ritrovare la parte bella di noi stessi che stiamo perdendo. In questo momento siamo dei custodi, siamo come congelati e dobbiamo attendere che venga di nuovo la primavera.
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